Agevolazioni per start-up innovative in provincia di Monza e Brianza

La Provincia  e la Camera di Commercio di Monza e Brinza hanno presentato mercoledì scorso il Bando “Ritorno al futuro” con l’obiettivo di favorire la creazione e lo sviluppo di imprese innovative nel territorio. L’agevolazione si rivolge sia ad aspiranti imprenditori (persone fisiche), che si impegnino a creare una Piccola e Media Impresa, avente sede legale in provincia di Monza e Brianza sia a Piccole e Medie Imprese iscritte al Registro Imprese della Camera di commercio di Monza e Brianza in data non antecedente al 1 luglio 2011, aventi sede legale in provincia di Monza e Brianza.  Risulta in particolare agevolata l’attività di produzione di beni  (intesa anche come assemblaggio e lavorazione di semilavorati), comprensiva, eventualmente, delle attività di progettazione e ricerca & sviluppo nei seguenti settori:

A. AEROSPAZIO
B. ARREDAMENTO E LEGNO
C. ATTIVITÁ DI DESIGN
D. AUTOMOTIVE
E. BIOTECNOLOGIE
F. EDILIZIA ECO-SOSTENIBILE
G. ELETTRONICA
H. ENERGIA, FONTI RINNOVABILI ED ASSIMILATE
I. ICT (INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGY), PRODUZIONE DI SOFTWARE
J. INDUSTRIA TESSILE, MODA, ABBIGLIAMENTO
K. MECCANICA DI PRECISIONE, METALLURGIA E BENI STRUMENTALI
L. PRODUZIONE/LAVORAZIONE DI MATERIALI, MACCHINARI, ATTREZZATURE O PRODOTTI
AVANZATI
M. PRODOTTI CHIMICI
N. REALIZZAZIONE DI PRODOTTI INNOVATIVI
 

Sono considerate ammissibili tutte le spese relative all’avvio di una start-up: studi di fattibilità, piani di impresa e spese per consulenze specialistiche; oneri di costituzione; impianti generali e spese di ristrutturazione; macchinari, attrezzature (hardware compreso) e beni strumentali; spese per materiali di prova, realizzazione di prototipi e collaudi finali, marchi e brevetti; software e spese di realizzazione di siti web. Sono escluse, invece, le spese sostenute per l’acquisto di terreni, fabbricati e automezzi.

 L’agevolazione risulta particolarmente appetibile per le micro imprese in quanto offre un contributo in conto capitale pari al 50% delle spese riconosciute ammissibili. Il contributo massimo concesso non potrà superare la somma di € 12.000 (al lordo delle ritenute del 4%). L’investimento proposto non potrà, pena inammissibilità della domanda di partecipazione al Bando, avere un valore inferiore a € 5.000 (al netto dell’IVA).

Le domande dovranno essere inoltrate a partire dal 1°febbraio fino al 2 aprile 2012.

Responsabilità del venditore e-bay per i dazi doganali

Si segnala una recente sentenza della Corte di Giustizia Europea (causa C‐454/10) con la quale viene fatta luce sulle responsabilità dell’intermediario nella vendita di beni provenienti da paesi extra UE e immessi all’interno del territorio dell’Unione Europea senza assolvimento delle formalità doganali.
La sentenza risolve in particolare una questione sollevata dai giudici tedeschi nell’ambito di una controversia sorta in seguito alla richiesta di pagamento di Iva e dazi doganali che l’amministrazione finanziaria aveva notificato ad intermediario tedesco che metteva all’asta articoli originari della Cina in due negozi on‐line gestiti sulla piattaforma eBay.
L’intermediario concludeva i contratti di vendita per conto del fornitore cinese e ne incassava il corrispettivo, mentre alla spedizione delle merci agli acquirenti provvedeva direttamente il fornitore cinese a mezzo del servizio postale senza adempiere gli obblighi doganali.
Nel risolvere il caso i giudici ricordano che l’intermediario non può essere debitore dell’obbligazione doganale nei militi in cui la sua attività si limiti ad intervenire nella conclusione dei contratti di compravendita delle merci, nell’incasso del corrispettivo e nella comunicazione al fornitore dei nominativi degli acquirenti. Le disposizioni doganali considerano infatti debitore in dogana la persona che ha introdotto materialmente le merci
senza dichiararle e le persone che hanno acquistato o detenuto tali merci successivamente alla loro introduzione. Tuttavia, la qualifica di debitore si estende alle persone che hanno partecipato alle operazioni di introduzione irregolare delle merci “sapendo o dovendo secondo ragione sapere che tale introduzione era irregolare”.
Si richiama pertanto l’attenzione, a quanti operano attraverso tale modalità di vendita (nonché ai c.d. “dropshippers”) sulla necessità di rendere la più ampia e completa informativa circa l’esistenza degli obblighi doganali in questione assicurando se possibile, il loro corretto adempimento. Tale informativa, da rendere pubblica sul proprio sito, dovrebbe essere preferibilmente rivolta tanto al fornitore estero quanto agli acquirenti finali.
Si osserva infine che l’osservanza degli adempimenti fiscali e doganali è espressamente richiamata all’interno del «regolamento per i venditori», che tutti i membri di eBay devono
leggere e comprendere e che è diretto in particolare ad assicurare l’applicazione delle «leggi e normative locali». I venditori sono quindi contrattualmente tenuti a conoscere ed osservare le direttive per la messa in vendita a livello internazionale, che precisano la necessità per i venditori e gli acquirenti di rispettare le diverse normative applicabili.

Internet e l’economia italiana

Il 2010 è stato l’anno della svolta per l’Internet economy italiana, con una forte accelerazione nei consumi evidenziata da molteplici aspetti:
◊ Crescita del 16% degli utenti online
◊ Aumento del 15% dell’advertising online
◊ Crescita del 14% dell’e-commerce di prodotti e servizi
◊ Aumento dell’11% dei domini registrati

Sono alcuni dei dati presentati nella ricerca “fattore Internet” condotta dal Boston Consulting Group e scaricabile gratuitamente qui. Quello che emerge in particolare dai dati presentati è che investire nella rete porta vantaggi in termini di produttività e di crescita.

Le imprese online-attive hanno registrato nell’ultimo triennio un incremento annuo dei ricavi dell’1,2%, contro il trend negativo delle altre due categorie (meno 2,4% per quelle online e meno 4,5% per quelle offline). Il 65% delle aziende online-attive ha affermato di aver migliorato la propria produttività grazie all’uso della rete, contro il 28% di quelle online e il 25% di quelle offline (che non hanno un sito ma possono avere una connessione Internet).
L’incidenza delle vendite internazionali è mediamente il 14,7% per le realtà online-attive. Per le imprese online ed offline tale valore si riduce rispettivamente al 7,7% e al 4,1%.

Ci sono significative dunque opportunità di crescita per le piccole e medie imprese che sapranno spostarsi online e creare offerta, utilizzando gli strumenti offerti dal Web per sviluppare il proprio business e avere un respiro internazionale.

 

viagra uk

Verso nuove semplificazioni per l’e-commerce

 

 

Interessante disposizione inserita nella legge di stabilità approvata in via definitiva dal parlamento e in attesa di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. All’articolo 14 comma 10 viene previsto che i soggetti in contabilità semplificata e i lavoratori autonomi che effettuano operazioni con incassi e pagamenti interamente tracciabili possano sostituire la tenuta della contabilità con la semplice conservazione degli estratti conto bancari. Si tratta di una disposizione alquanto vaga che necessita sicuramente di alcuni chiarimenti interpretativi al riguardo ma che si adatta molto bene alla realtà dell’e-commerce, sia diretto che indiretto, dove le transazioni sono appunto caratterizzate dalla tracciabilità dei pagamenti transitando per lo più per conti correnti (pay pal e altro).  Il campo applicativo della norma è ristretto ai soggetti in contabilità semplificata. Peccato, poteva essere l’occasione per introdurre ulteriori semplificazioni per l’attività di e-commerce anche per quei soggetti che operano sottoforma di srl e quindi necessariamente in contabilità ordinaria. Penso ad esempio all’esonero dall’emissione della fattura per le transazioni di commercio elettronico concluse con l’intervento di intermediari abilitati prevista dall’art. 101 della Legge 342/2000 e ancora in attesa di un regolamento attuativo.

Distribuzione dei profitti nella digital economy

Interessante ricerca svolta da Booz & Company (scaricabile qui) sulla profittabilità dei settori della new economy. L’analisi riguarda il mercato americano e risulta dunque estremamente utile per offrire indicazioni sulle prospettive future. Dalla ricerca emerge chiarimente che i settori più profittevoli sono quelli più prossimi al consumatore (sviluppo software, vendita di apparecchiature) mentre quelli più lontani (service e content providers) hanno visto la propria redditività calare negli utlimi anni. I motivi di questa divergenza sono molteplici. Gli autori del report ipotizzano che le nuove tecnologie del web (web 2.0, cloud computing) abbiano gradualmente conferito più potere agli utenti finali del web moltiplicando le modalità di fruizione e di personalizzazione dei contenuti.   

 

L’economia digitale in Italia

Il Digital Advisory Group ha pubblicato sul proprio sito (http://www.digitaladvisorygroup.it/it/) un report sullo stato di salute dell’economia digitale in Italia. Secondo lo studio l’economia digitale rappresenta il 2% del pil italiano contribuendo per il 14% alla crescita dell’economia del paese negli ultimi 4 anni. Notevoli sono le performance delle aziende attive nel settore che mostano un tasso di crescita media annua del 10% ed un margine operativo superiore di oltre il 50% rispetto alle aziende “tradizionali”. Tuttavia non sono tutte rose e fiori in quanto il report individua cinque grossi ostacoli che attualmente precludono uno sviluppo più sostenuto dell’economia digitale italiana: l’insufficiente accesso alla banda larga, la scarsa propensione all’e-commerce da parte dei consumatori e delle aziende (soprattutto le PMI), la solo parziale divulgazione dei servizi online nella Pubblica Amministrazione, alcuni limiti nel quadro normativo e la carenza di competenze digitali qualificate. Vengono anche proposte 12 iniziative prioritarie in grado di dare nuovo impulso all’economia digitale in Italia, anche in conformità con l’Agenda Digitale stilata dalla Commissione europea. Di queste, per la verità, non tutte appaiono pienamente condivisibili. L’auspicata creazione di un advisory board strategico per le politiche digitali sotto l’egida della Presidenza del Consiglio ad esempio rischierebbe di istituire l’ennesimo comitato consultivo il cui vaglio sulle decisioni di politica digitale non farebbe altro che allungare i tempi di adozione dei provvedimenti. Interessante è invece la proposta di incoraggiare la propensione dei consumatori al web attraverso campagne di sensibilizzazione così come il lancio di road show digitali per le PMI a livello regionale. In generale, più che sul fattore fiscale in sè, occorre agire sulla leva della semplificazione in termini amministrativi per la gestione (non solo nella fase iniziale) dell’attività.