Il Digital Advisory Group ha pubblicato sul proprio sito (http://www.digitaladvisorygroup.it/it/) un report sullo stato di salute dell’economia digitale in Italia. Secondo lo studio l’economia digitale rappresenta il 2% del pil italiano contribuendo per il 14% alla crescita dell’economia del paese negli ultimi 4 anni. Notevoli sono le performance delle aziende attive nel settore che mostano un tasso di crescita media annua del 10% ed un margine operativo superiore di oltre il 50% rispetto alle aziende “tradizionali”. Tuttavia non sono tutte rose e fiori in quanto il report individua cinque grossi ostacoli che attualmente precludono uno sviluppo più sostenuto dell’economia digitale italiana: l’insufficiente accesso alla banda larga, la scarsa propensione all’e-commerce da parte dei consumatori e delle aziende (soprattutto le PMI), la solo parziale divulgazione dei servizi online nella Pubblica Amministrazione, alcuni limiti nel quadro normativo e la carenza di competenze digitali qualificate. Vengono anche proposte 12 iniziative prioritarie in grado di dare nuovo impulso all’economia digitale in Italia, anche in conformità con l’Agenda Digitale stilata dalla Commissione europea. Di queste, per la verità, non tutte appaiono pienamente condivisibili. L’auspicata creazione di un advisory board strategico per le politiche digitali sotto l’egida della Presidenza del Consiglio ad esempio rischierebbe di istituire l’ennesimo comitato consultivo il cui vaglio sulle decisioni di politica digitale non farebbe altro che allungare i tempi di adozione dei provvedimenti. Interessante è invece la proposta di incoraggiare la propensione dei consumatori al web attraverso campagne di sensibilizzazione così come il lancio di road show digitali per le PMI a livello regionale. In generale, più che sul fattore fiscale in sè, occorre agire sulla leva della semplificazione in termini amministrativi per la gestione (non solo nella fase iniziale) dell’attività.